Riconoscere il proprio spazio.
Riconoscere il proprio spazio personale è un grande dono che possiamo fare a noi stessi ed all’intera comunità.
Riconoscere i propri confini, saperli osservare, imparare a starci, rispettarli e modificarli quando la situazione lo richiede è fondamentale nella vita di un uomo quanto bere, nutrirsi e amare.
Lo spazio personale non puoi toccarlo o vederlo ma esistono segni che ci aiutano a percepirlo e riconoscerlo.
La prossemica
Il termine Spazio Personale è parte integrante della Prossemica , termine coniato dall’antropologo Edward T. Hall: la disciplina semiologica che studia i gesti, il comportamento, lo spazio e le distanze all'interno di una comunicazione , sia verbale sia non verbale e come noi li percepiamo.
Lo spazio prossemico è soggettivo, dipende quindi dalla propria cultura, educazione ed esperienze personali.
Lo spazio tra noi e gli altri non è mai una zona neutra ed il messaggio trasmesso, a seconda di come ci disponiamo nello spazio, viene rilevato sia dagli altri che da noi stessi , spesso a livello inconscio.
Per comprendere meglio lo spazio personale, l’antropologo americano suggerisce di immaginare l’uomo inserito in una serie di “campi” che si espandono e contraggono fornendo , ricevendo e quindi scambiando informazioni di vario genere.
Se sei un visivo come me , potrà essere utile questa immagine in cui i cerchi che si formano sono le zone definite da Hall : intima, personale, sociale e pubblica.
Chi lavora nella comunicazione o chi opera nel settore del benessere personale, sa quanto è prezioso e fondamentale riconoscere, quindi rispettare, la bolla prossemica dell’altro.
A mio parere sarebbe uno degli insegnamenti che andrebbero imparati insieme alle tabelline, risolverebbe un sacco di problemi relazionali semplificando la comunicazione in tutti i suoi aspetti:
- verbale: cioè ciò che si dice o si scrive , quindi la scelta delle parole;
- non verbale: tutto quello che si trasmette attraverso la postura, i movimenti, la posizione occupata nello spazio e gli aspetti estetici , il modo di vestire mentre nella scrittura, per esempio se il brano è scritto a mano o al computer, la calligrafia o il font utilizzati;
- para verbale : il modo in cui qualcosa viene comunicato : tono, velocità, timbro, volume, ecc. della voce; punteggiatura nello scritto.
Come le tartarughe indossano il loro guscio casetta 24 ore al giorno, così noi siamo al centro del nostro spazio ovunque andiamo e in ogni istante - anche quando dormiamo!! - e ci portiamo DENTRO un sacco di cose: emozioni, convinzioni , stati d’animo, esperienze , progetti, ricordi, desideri, sogni , speranze … insomma c’è davvero uno Spazio all’interno dello spazio.
Lo spazio sacro
Lo spazio personale è uno spazio unico e sacro che va rispettato.
Uno spazio che non solo porta tutte le informazioni che ci riguardano ma incessantemente scambia informazioni con quello di altre persone.
Quando si dice rispettare lo spazio non ci si riferisce solo alla distanza fisica fra due o più persone, anche lasciare che la persona esprima le proprie opinioni senza bisogno di imporre le nostre convinzioni è incluso nel suo significato.
Mi viene in mente il rapporto fra genitori e figli e a quante volte noi genitori tendiamo ad imporre le nostre certezze, credenze, paure camuffandole con “lo dico per il tuo bene”, sottovalutando così il bisogno primario del bambino o adolescente che è proprio esprimere e comunicare la personale opinione come naturale processo di crescita.
Abbiamo mai pensato che in questo modo egli stia delineando il suo spazio personale?
Esercitiamoci
Adesso ti chiedo di immaginare qualcosa di fantascientifico .
Prova a vedere, utilizzando un paio di occhiali a raggi X (invisibili ovviamente), la marea di informazioni che vengono scambiate quando due persone si incontrano o si scrivono.
Ora pensa se uno dei due non rispettasse lo spazio personale dell’altro, magari avvicinandosi troppo o toccandogli la spalla senza motivo, oppure scrivendogli una parola sgradevole cosa potrebbe accadere? A chi non è mai capitato di leggere un commento fuori luogo sulla propria bacheca social per fare un esempio .
Cosa potrebbe scatenarsi?
Fulmini e saette ?
La fastidiosa percezione di invasione?
Chiusura o semplicemente il caos?
Proviamo ad osservare da un altro punto di vista: ho delle domande per te e magari non ti piaceranno come non sono piaciute a me quando me le sono poste la prima volta.
Puoi proseguire oppure fermarti qui , scegli liberamente : non è certo mia intenzione invadere il tuo spazio.
Se fossi io a non riconoscere cosa che c’è dentro il MIO spazio personale?
Se fossi io stessa/o a non rispettare il mio spazio personale?
Se fossi io a non saper delinearne i confini?
Come posso affermare di riconoscere, rispettare lo spazio altrui, se non conosco neanche il mio?
Quale informazione sto trasmettendo all’altro?
Riesco a riconoscere se l’informazione appartiene al mio spazio oppure a quello di altri?
Prenditi tutto il tempo necessario per osservare cosa accade leggendo queste domande.
Non è necessario una risposta , anche perché probabilmente la prima sarebbe mentale così come è stata la mia.
Rileggile se vuoi e resta in ascolto nelle prossime ore. Accetta tutto ciò che emerge: può essere un’esperienza trasformativa scoprire, accogliere ciò che ti appartiene e permetterti di stare nel tuo spazio.
Con l’intenzione e la pratica non sarà difficile esplorare e osservare il proprio spazio personale e credimi ti accorgerai ben presto di quanto sia semplice.
Per quanto riguarda la mia esperienza, trovo molto utile praticare un esercizio di presenza mentale per osservare la mia sfera o spazio personale.
Quando emerge qualcosa di che considero pesante, elaboro con le tecniche energetiche o con l’aiuto di colleghi. Questo mi permette di riconoscere , accettare , rispettare il mio spazio e alleggerirlo da informazioni che al momento non sono utili al mio sviluppo armonico e ridefinire i confini.
Ognuno può trovare i propri strumenti (ce ne sono diversi e per ogni gusto) l’importante è cominciare da se stessi e poi procedere verso l’esterno.
“Se io mi occupo degli altri senza aver fatto un lavoro su di me , non farò altro che trasmettere il contagio delle mie ossessioni”
Merton
… che ovviamente possono manifestarsi in carne ed ossa nel proprio spazio personale !!!
Recitando il ruolo di genitori, educatori, amici, operatori olisitici o di luce e sospinti da una irrefrenabile voglia di aiutare e sostenere l’altro (tutti un po' con la sindrome del Salvatore, dimenticandoci che la triade è formata anche da Carnefice e Vittima), ci dimentichiamo spesso di rispettare lo spazio altrui e soprattutto domandarci prima di ogni altra cosa :
come sto "entrando" nello spazio dell'altro?
che tipo di informazione sto portando nello spazio altrui?
Buona esplorazione !
Laura & Virna